Un Codice etico “live”

23/05/2022 • Articoli


Il webinar ha preso ispirazione dal termine “live” per significare due aspetti.

Il primo è stato un modo interattivo di presentare con fare scherzoso ciò che a nostro avviso non è un’applicazione coerente del Codice etico.

Il secondo aspetto ha voluto accentuare insieme peculiarità e bellezza del nostro Codice: un insieme di principi o standard etici che ci guidano e ci orientano nella pratica quotidiana della professione. È qualcosa di vissuto sul campo, che ci pone domande, suscitando a volte dilemmi, ma allo stesso tempo fornisce uno schema rassicurante di chi siamo come coach e della modalità attuativa o di pratica etica più idonea a rispettare e onorare i valori della professione secondo ICF.

Tra le prassi rappresentate “al rovescio”, abbiamo toccato alcuni spunti tratti dall’esperienza. Alcune situazioni:

- ottenere una credenziale non è un punto di arrivo ma di partenza perché ci richiama ancora più insistentemente all’aggiornamento e all’apprendimento continuo, per continuare la nostra crescita personale e professionale. 

- “dirigere” l’agenda del cliente, pensando di sapere qual è il percorso migliore per lui/lei è il contrario esatto della nostra professione e del rispetto autentico della personalità e della condotta di vita del cliente.

- la riservatezza delle informazioni è un valore da proteggere e sul quale vigilare sempre perché spesso possiamo trovarci in situazioni di conflitto di interesse come coach interni o come rappresentanti di altre figure consulenziali. Ciò può impattare negativamente sulla neutralità e imparzialità dell’essere coach.

Complessivamente ne emerge un richiamo alla chiarezza e alla cura costante delle conseguenze della comunicazione e dei comportamenti nelle fasi che precedono, accompagnano e concludono il percorso di coaching; integrità con la quale siamo tenuti a presentarci e a stringere accordi sia come persone che come professionisti e che ha nell’etica un punto di riferimento e di slancio per incidere positivamente anche ad ampio raggio sulla società, come ben si evince dal punto 28: “Sono consapevole dell'impatto mio e dei miei clienti sulla società. Aderisco alla filosofia di "fare il bene" contro "evitare il male".

Non basta quindi l’astenersi da, il Codice etico ci chiede cosa siamo disposti a fare e come vogliamo incidere per contribuire al cambiamento positivo della società.

 In particolare, dagli Standard etici emergono 4 responsabilità:

- Sezione I. Responsabilità verso i clienti

- Sezione II. Responsabilità verso la pratica e la performance

- Sezione III. Responsabilità in termini di professionalità

- Sezione IV. Responsabilità verso la società.

Aderire al Codice etico ICF inoltre, comporta avere a cuore l’immagine che comunichiamo all’esterno come rappresentazione “corale” della comunità a livello mondo cui siamo felici di appartenere e che ci ricorda di aver bene a mente il tema della “reputation” verso tutti i colleghi.

Come si legge dalla “Dichiarazione interpretativa etica allo standard 28”:

"Il professionista ICF dovrebbe lavorare tenendo in considerazione gli impatti del coaching sul sistema più ampio; vale a dire impatti al di là di individui, gruppi e organizzazioni. Il professionista ICF dovrebbe agire con sensibilità affinché il coaching possa alterare la vita e il benessere delle persone all'interno dei sistemi clienti e dei sistemi più ampi di cui fanno parte. Il professionista ICF dovrebbe applicare questo codice etico in un contesto globale.

I professionisti ICF dovrebbero pensare in modo sistematico; hanno una prospettiva a più livelli di sistema: individuo, famiglia, gruppo, organizzazione, comunità, nazione, mondo”. 

Che belle queste suggestioni: “al di là (…), sensibilità (…), alterare (…), contesto globale (…), pensare in modo sistematico (…), più livelli di sistema”.

In sintesi, è importante espandere la visione individuale del singolo professionista per abbracciare con gioia, gratitudine, grazia, gentilezza, la geografia sistemica dell’essere coach!

In questo il Codice etico può esser visto come “architettura” o “spinta gentile” che ci mostra il percorso ideale da seguire per raggiungere destinazioni significative e valoriali che contribuiscano allo sviluppo positivo e al benessere di persone, organizzazioni e società. 

A cura di Raffaella Iaselli, Paola Cutaia e Luca Morelli
Comitato Etica ICF Italia

Un Codice etico “live”