15 Dic L’insostenibile leggerezza dell’essere coach
Comitato Etica ICF Italia 2021
Essere coach ICF e rispettare il Codice etico richiede una presenza e un’attenzione costante ai dettagli. L’impegno è quello di porsi regolarmente delle domande per verificare il proprio allineamento col Codice etico e i suoi valori nella pratica professionale.
Quali sfide comporta per il coach ICF? Quali sono le diverse sfaccettature che possono verificarsi rispetto ad esso nell’attività di business e non solo?
Nel preparare il webinar siamo partiti da una prospettiva sistemica del Codice etico ICF che a nostro avviso fornisce spunti utili per approcciare la complessità del mettere in pratica il Codice sia dal punto di vista professionale che nella vita privata.
Un sistema è infatti un modo di osservare il mondo, riguarda un particolare processo di pensiero. Non è mai qualcosa di statico ma qualcosa in perenne evoluzione, diverso e variabile a seconda di chi l’osserva o dei diversi punti di vista dai quali lo si guarda.
Abbracciare la complessità di un sistema significa accentuare la presenza e la consapevolezza di tutte le variabili e gli attori che lo abitano e i suoi collegamenti con altri sistemi. Presenza e consapevolezza sono strumenti per noi coach fondamentali.
Come sempre i valori indicano la strada e ci supportano nella direzione da prendere, sono “stelle polari” preziose e affidabili. Non è un caso che recentemente ICF Global abbia aggiornato i valori in seguito a un lavoro corale che ha coinvolto molti coach dei vari paesi membri.
I nuovi valori Professionalità, Collaborazione, Umanità e Equità comprendono e allargano quelli precedenti, rinforzando l’attenzione alla qualità professionale intesa come “coaching mindset” che racchiude la responsabilità, il rispetto, l’integrità, la competenza e l’eccellenza”.
Accanto alle competenze solide e costantemente aggiornate, emerge il concetto di etica come rispetto e integrità, equità e umanità nel senso più alto del termine.
Il professionista ICF deve avere un’attenzione costante al Codice e porsi continuamente quesiti sulla conformità ad esso durante lo svolgimento della professione perché, come dice lo stesso Codice, possiamo tutti noi inevitabilmente trovarci in situazioni che non hanno una soluzione netta del tipo bianco o nero dove l’attenzione consapevole e sistemica ai processi delle interazioni coinvolte unitamente ai valori che ci accomunano possono indicarci l’approccio più idoneo e coerente.
Ci è sembrato dunque interessante indagare cosa fosse il coaching mindset per ognuno di noi e lo abbiamo domandato ai partecipanti durante il webinar.
Ecco alcune delle tante risposte pervenute che ci è sembrato utile riportare come parole “guida” tutte rappresentative e appartenenti al sistema ICF.
Coaching mindset per noi è: apertura, ascolto, assenza di giudizio, curiosità umana, saper aspettare, creatività, empatia, feedback, autenticità, presenza, consapevolezza, riconoscere, accogliere e condividere emozioni, empatia, responsabilità.
Le seconda delle otto competenze del coach lo descrive nel suo insieme.
L’atteggiamento del coach anche quando non fa il coach, è il suo modo di essere.
Questo atteggiamento include: modo di stare nelle relazione, vulnerabilità, assenza di senso di prestazione, preparazione per la sessione, mantenere costantemente il contatto col cliente, non giudizio, non indirizzamento del cliente, consapevolezza del proprio stato interno, identificazione di limiti e confini della propria professione vs altre professioni, apertura, volontà di continuare a formarsi, essere membro di un’associazione di coaching, accoglienza, rispetto degli obiettivi del cliente. E soprattutto la chiarezza che solo il cliente è responsabile per quello che ottiene grazie al processo di coaching.
Porsi in una dimensione di umiltà nel senso di sapere di non sapere, non agire il pregiudizio, sapere di avere davanti un essere umano, un mondo che va rispettato.
Per spiegare il titolo dato al webinar, abbiamo infine riportato alcune citazioni tratte dal libro di Milan Kundera del 1982, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, che possono essere interessanti per noi coach perché contengono punti/spunti di collegamento:
- Le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Sono domande per le quali non esiste risposta.
- Quando parla il cuore non sta bene che la ragione trovi da obiettare.
- La ragazza che desidera il matrimonio desidera qualcosa di cui non sa nulla. Il giovane che brama la gloria non ha alcuna idea di cosa sia questa gloria. Ciò che dà un senso al nostro comportamento è sempre qualcosa che ci è totalmente sconosciuto.
- Un medico (o anche un coach) diversamente da un politico o da un attore, viene giudicato soltanto dal suo paziente (o anche cliente) e dai suoi più prossimi colleghi, cioè a porte chiuse, da uomo a uomo.
- Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla.
- Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l’amore) dall’altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.
Che dire? Il nostro affascinante Codice etico attraverso il suo approccio sistemico ci supporta e ci guida, aiutandoci a sorreggere “L’insostenibile leggerezza dell’essere coach”!
A cura di:
Brigitte Mauel, Raffaella Iaselli, Luca Morelli