ICF Italia – AIDP: Un’esperienza condivisa per andare oltre gli stereotipi aziendali

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ICF Italia – AIDP: Un’esperienza condivisa per andare oltre gli stereotipi aziendali

Lo scorso 29 aprile, nell’ accogliente cornice storica di Villa Carlotta a Firenze, si è tenuto il Coaching Lab ICF Italia, promosso in partnership con AIDP Toscana, intitolato “La Direzione HR… prendiamola con Filosofia”.

I partecipanti sono stati numerosi, quasi una cinquantina, tra HR Manager (la maggior parte) e Coach di ICF Italia. Tale manifestazione fa parte del programma annuale ufficiale proposto dal gruppo dei soci ICF Toscana nell’ambito di un percorso iniziato nel 2021. Si tratta di una “espressione diretta” del gruppo di Coach volontari del territorio che auspicano un nuovo Rinascimento. In linea con lo spirito professionale e pragmatico di ICF Italia, si è voluto dedicare un workshop ai Direttori del Personale della Toscana con tre specifici obiettivi:

  • Aggiornamento sullo status quo del Coaching Professionale, con particolare riferimento al mondo
    ICF (nuove competenze, valori, codice etico)
  • Proposta di modelli di Coaching (Group, Team ed Individuale) come strumenti adatti per il
    superamento di stereotipi aziendali, resistenza al cambiamento, convinzioni limitanti, abuso di
    rivendicazioni aziendali ed organizzative
  • Riscoperta del ruolo della Filosofia Applicata come fonte di ispirazione per il Coaching ed il mondo
    aziendale.

L’intervento istituzionale di benvenuto è stato a cura della Presidente Regionale AIDP Simona Giuliani e del Local Ambassador ICF Italia Stefano Luca Patania. Il workshop vero e proprio si è aperto invece con un prestigioso intervento dell’HR Manager di Lenovo, Giovanni Scanavacca su temi attuali, ardui da affrontare nella Direzione del Personale.

Secondo il Dott. Scanavacca il punto critico è avere grande cura della coerenza nella narrazione aziendale, poiché ogni azione non allineata genera una percezione di tradimento e frustrazione nei dipendenti. Sono scaturite riflessioni su come alcune espressioni tipo “la persona al centro” o “talent management”, in funzione di una simile mancata cura e coerenza, si siano letteralmente svuotate di valore. E come altre parole molto potenti, come “maestranze” o “dipendenti”, siano oggi state snaturate nel loro reale e tangibile significato. La via da percorrere, in base alle esperienze vissute, è necessariamente quella dell’approfondimento, della dedizione a progettualità strutturate, ben definite e fortemente condivise, poiché sono le uniche vere operazioni di successo.

Sulle fila di questi temi si sono sviluppati i due interventi di Giovanna Leverotti PCC e Alessandra Capelli ACC.

Giovanna Leverotti ha mostrato, tramite un’esperienza diretta in aula, quale sia la difficoltà percettiva ed emozionale del cambiamento, coinvolgendo tutti i discenti. Ha spiegato la differenza tra Group e Team Coaching, declinando il concetto di Responsabilità come vero e proprio empowerment, il quale all’interno di un gruppo o di un team, genera scelte e capacità di azione. La complessità che ci troviamo ad affrontare è in qualche modo riprodotta all’interno dello stesso gruppo o dello stesso team. E proprio tale complessità, unita al patrimonio di diversità ed unicità presente internamente, è alla fine la risorsa più preziosa per poter stare in risonanza con il sistema sociale accelerato, interagendo con esso.

Alessandra Capelli ha invece focalizzato l’intervento sul passaggio dalla complessità esterna alla complessità interna, partendo dalle radici del Coaching con Timothy Gallwey, in cui si ravvisa il Doer (colui che è orientato all’azione) ed il Teller (colui che predilige la riflessione e il pensiero ipotetico) in un dialogo continuo all’interno della nostra personalità. Nel Coaching individuale andare in profondità significa riconoscere questa nostra molteplicità e darle spazio. L’allineamento, la centratura, la coerenza sono il risultato finale e profondo di un dialogo interno che il Coach rende al cliente in modo non giudicante. La maieutica costituisce lo strumento principe di questa dinamica e rappresenta il legame più tecnico e più forte del Coaching con la Filosofia.

L’intervento di chiusura è stato ad opera di Riccardo Bianchini, avvocato e filosofo pratico, che ha guidato una esperienza di riflessione filosofica collettiva sul tema del Dono suddividendo i partecipanti in sottogruppi. Ognuno ha individuato una propria parola chiave ed una domanda potente, che poi è stata condivisa in plenaria e votata. La riflessione finale si è sviluppata attorno all’abbinamento “parola-domanda” prescelta dal gruppo e ciascuno ha avuto modo di declinarla in modo personale.

Roberta Lanfredini, professore ordinario di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Firenze, alla fine dei lavori ha proposto un suo illuminante intervento sull’intero workshop, trovando interessanti affinità e differenze tra Coaching e Filosofia Applicata. Se taluni strumenti ed approcci appaiono similari, le finalità ed i ruoli non possono che essere differenti: si parla di azione per il Coaching e si parla di riflessione pura per il filosofo. La Filosofia può tuttavia essere di ispirazione e di esempio nella pratica di Coaching per poter affrontare a viso aperto la realtà, sotto la guida esperta della “voce” dei filosofi. La capacità critica di esplorare la verità e confutare l’autenticità è il dono finale che la Professoressa Lanfredini ha voluto condividere, proponendo un approccio fortemente critico contro ogni apparente (e forse eccessiva) self-confidence.

L’energia emersa durane il Coaching Lab è stata di notevole intensità, con grande soddisfazione di tutti i partecipanti, i quali si sono intrattenuti per un networking post-evento ricco di scambi di punti di vista e discussioni.

Il Coaching nel complesso è stato in grado di proporsi come partner avveduto e preparato nel proporre una visione sempre nuova e sfidante della capacità evolutiva dell’individuo e dell’azienda.