07 Giu Evocare la Gratitudine per far crescere l’Empatia
Scorrendo le Core Competencies ICF, il tema dell’Empatia emerge esplicitamente ed implicitamente diverse volte: nell’incarnare il coaching mindset, che implica il mantenimento di una mentalità aperta e curiosa centrata sul coachee, nel favorire l’espressione emotiva del cliente coltivando fiducia e sicurezza, dosando sapientemente spazi di ascolto attivo e silenzio riflessivo, condividendo pensieri, emozioni e next step operativi senza giudizio né attaccamento.
La buona notizia è che questa competenza socio emotiva – chiave per la professione e l’identità di ogni coach – può essere allenata per tutto l’arco della vita e scomposta in tre dimensioni che possono rendercela più chiara:
- empatia cognitiva: ovvero comprendere e riconoscere le emozioni nel nostro interlocutore;
- empatia emotiva: che ci permette di sentire, attraverso vibrazioni più profonde, cosa l’altro sta provando;
- empatia responsiva: ovvero offrire la propria presenza e il proprio supporto, senza la pretesa di “aggiustare” o risolvere nulla, con un comportamento adeguato al portato emotivo dell’altro.
L’Empatia pienamente espressa si raggiunge con l’equilibrio di queste tre dimensioni, esercizio non sempre facile nemmeno per i professionisti più esperti: abbiamo scritto, in un precedente articolo, come l’Empatia intesa come apertura verso qualsiasi diversità, si configura come un atto di vero e proprio anticonformismo sociale, obbligandoci a mettere da parte i nostri stessi pattern a favore di un’atteggiamento di accoglienza valutativo ma non giudicante.
Ciò che distingue l’Empatia dalla Simpatia è, in qualche modo, il superamento della sola componente cognitiva di riconoscimento dell’altrui sentire a favore di una connessione e di un avvicinamento più profondi, che aprano all’esplorazione da parte dell’interlocutore di cos’altro sta provando al di sotto dell’emozione più manifesta e, forse, più intensa.
Ancora, l’Empatia supera quel processo di risonanza simpatica che frettolosamente tende a spingere verso il dare soluzioni, regalare consigli, rassicurare oppure a “non stare” nell’emozione con l’altro.
Personalmente, tra tutti i muscoli della nostra Intelligenza Emotiva, penso che l’Empatia sia uno dei più difficili da allenare. A lungo, mi sono chiesta quale potesse essere per me una chiave di entrata che mi rendesse più semplice agirla, per costruire uno spazio terzo dove abbassare il più possibile il volume di bias, convinzioni limitanti, schemi emozionali disfunzionali e restare, semplicemente, in ascolto e a supporto.
Ho scoperto che l’emozione che mi serve evocare per farlo è la Gratitudine, nella definizione di Sonja Lyubomirsky ovvero “un senso di meraviglia, riconoscenza e apprezzamento” che ci aiuta a trarre apprendimento da qualsiasi situazione, senza dare nulla per scontato.
Gratitudine verso il coachee e verso quanto sceglie, fidandosi, di affidare anche a me, coach, nella sua narrazione. Gratitudine per tutto quello che posso scoprire e che non sapevo, aprendomi al nuovo, all’inesplorato, a ciò che non risuona immediatamente in me. Gratitudine per una professione che ci rende strumento di cambiamento, supportando l’altro a valorizzare le sue soluzioni ed incoraggiandolo ad utilizzare le sue risorse.
Nella vostra esperienza, quali emozioni vi aprono ad una maggiore Empatia?
A cura di:
Ilaria Iseppato