Quindi, cosa mi consigli di fare?

Quindi, cosa mi consigli di fare?

Quando un Cliente si sente bloccato o “disempowered” non è raro che rivolga al suo Coach una simile domanda.

I Coach in realtà credono fermamente che i clienti abbiano già al loro interno le risposte adatte e che il loro ruolo sia semplicemente (si fa per dire!) di creare uno spazio per farle emergere. Dare consigli toglie al Cliente la sua autonomia, non lo fa sentire “proprietario” della soluzione. E senza questa “proprietà”, la presa in carico, l’accountability, la responsabilità svaniscono, mettendo a repentaglio tutto il processo.

Una ricerca del 2009 imperniata sul rapporto tra consulenza finanziaria e processo decisionale (di Engelmann, Capra, Noussair, Berns pubblicata anche dall’Università Ca’ Foscari di Venezia), riporta che il cervello si “scarica” mentre recepisce i consigli. In sostanza diventa neutrale. Il consiglio non si radica nella neocorteccia mentre viene erogato. Di conseguenza, la presa-in- carico di tale suggerimento potrebbe non verificarsi affatto, lasciando il Coachee con un pugno di mosche: senza una soluzione calata dall’alto e senza una soluzione elaborata personalmente.

L’obiettivo principe di una azione di Coaching è invece impegnare a tutto tondo la mente del Cliente. Fare appello sì alle parti razionali del cervello, ma anche e soprattutto risvegliare le risorse emotive e sensoriali.

Pertanto quale risposta dare alla domanda iniziale?

Una delle soluzioni più adeguate potrebbe essere “scatenare una tempesta di cervelli”, ovvero utilizzare il c.d. brainstorming.
Il termine brainstorming è spesso utilizzato per designare il pensiero creativo, slegato da regole predefinite.

Vi sono tuttavia alcune premesse per poterlo utilizzare:
1.    L’obiettivo non è quello di trovare specifiche soluzioni pratiche, bensì una grande quantità di idee. La qualità di queste idee inizialmente non è di grande importanza, perché fondamentale è far uscire la mente dal suo blocco e trovare nuove e interessanti direzioni.
2.   Deve esservi la focalizzazione su un problema con vincoli reali
3.   Deve esservi la sospensione del giudizio incoraggiando idee anche stravaganti e fuori dal comune
4.  Dopo la fase di storming deve essere prevista una discussione delle varie opzioni
5.   L’elaborazione finale deve portare alla scelta dell’dea/idee più adatte al contesto.

Il brainstorming si basa sul principio che le idee si innescano l’una con l’altra. Il procedimento è, per così dire, a doppio imbuto:
–     vi è una prima fase divergente in cui viene stimolata la produzione di idee a ruota libera
–     vi è una seconda fase convergente in cui le idee vengono selezionate e valutate al fine di
individuare quelle più funzionali alla situazione.

Importante:
durante il brainstorming sono interessanti TUTTE le idee, per quanto improbabili, ridicole, divertenti, oltraggiose o sciocche che siano. Dopo tutto, chi può sapere dove può portare un’idea impossibile?

A cura di:
Camilla Menescardi